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From the site comes this statement of purpose by Giuseppe Granieri, Editortial Director:

Half way between traditional and self publishing, between blog and book.

«Our idea of book comes out from the functional characteristics of the physical object. Paper was a “scarce resource” – it is expensive, its distribution and storage is complex. Paper books create a set of rules to define content, starting from pages and their limits. Going digital, the idea of book as a product vanishes, and the same happens to the distance between paper books and different kinds of content outside paper boundaries. So, maybe I’m wrong, we need to be prepared to change our perspective.

Perhaps the idea of book that we will have in 21st century will not be bounded anymore to an object, but to a reading experience. That reading experience that we were used to associate to paper books – because of the physical object – and that today we can associate to any kind of content.»

And in Italian:


Se il libro smette di essere un oggetto e diventa una modalità di lettura
 

Ieri abbiamo lanciato i 40k Unofficial, un altro passo nella nostra personale esplorazione delle frontiere del libro.
Il claim è molto semplice «A metà tra editoria tradizionale e self-publishing. A metà tra blog e libro». 
E i primi quattro autori sono ovviamente blogger: Luca De Biase (Scienza delle Conseguenze), Lia Celi (Diario di una battutista), Alessandro Gilioli (Bersani ti voglio bene) e Simona Melani (Social media fashion). Altri titoli arriveranno.

L’idea degli Unofficial ha diversi punti che sfruttano la peculiarità del digitale. In copertina c’è un retweet che svolge la funzione di descrizione del libro (poiché gli ebook non hanno una quarta).
Il concept è pensato per spostare i «post lunghi» -difficili da leggere sul web- verso un tipo di lettura propria del libro, quella lean back, rilassata, con un ereader.
E -sebbene la collana sia ancora in beta- tutti possono proporre il proprio Unofficial.
L’idea di fondo è: «Liberi come blog, libri come formato»

Ma la ragione per cui ne parlo qui -oltre al fatto che ci abbiamo lavorato un bel po’- è collegata a una considerazione più generale: quando lanci un’idea di frontiera ci sono due livelli di narrazione: quella che fai tu e quella che viene fuori «socialmente». La seconda tende a prevalere, e saperla ascoltare è sempre utile e illuminante.
In queste prime ore, Giovanni ci ha dato la sua (Re: @gba_mediamondo Editoria unofficial: tra self publishing e nuova circolazione), ma soprattutto c’è stata una interessante discussione su Twitter. Il tema era: come sta cambiando il libro.

In particolare, erano due i punti principali:
1. Cade la differenza tra libro e approfondimenti? (*)
2. Il ruolo dell’editore in una collana aperta (*)

Per come la vedo io, il punto 2 è un finto problema. Da un lato il self-publishing è già una reale opzione per gli scrittori, quindi si trasforma l’intera grammatica culturale. Lo abbiamo visto già accadere con l’arrivo dei blog nel mondo delle news. 
Dall’altro gli Unofficial sono un modo per mettere a sistema una collaborazione proficua tra autore ed editore, lasciando all’autore il 45% di royalty.
Dopo la fase di sperimentazione (in cui anche noi impareremo molto) decideremo i criteri definitivi di selezione. Per ora, per dirla con le parole di Marco, «selezioniamo gli autori e non i temi o i contenuti»

Ma probabilmente il punto 1 è quello più disruptive nel passaggio dalla carta al digitale. Come stanno dimostrando moltissimi esempi, ci sono sempre più contenuti di tipo diverso che diventano ebook e quindi libro. Dai lavori giornalistici ai manuali operativi fast-food.

E non dovremmo stupircene. La nostra idea di libro nasce dalla caratteristiche funzionali del supporto. Con la carta era una «risorsa scarsa» (perché costosa, complicata da distribuire e da stoccare). Ed era un tipo di prodotto che portava con sé un set di regole che lo definiva: a partire dalla foliazione e dai suoi vincoli.
Con il digitale l’idea di libro-prodotto sfuma molto. E sfuma anche il diaframma che separava il libro dagli altri contenuti di lettura che non entravano nelle regole della carta.
Così, magari sbaglio, dobbiamo prepararci a un cambiamento di prospettiva.
Probabilmente l’idea di libro che avremo nel XXI secolo non sarà più collegata ad un oggetto, ma a una modalità di lettura. Quella che -per ragioni di supporto- prima collegavamo ai libri e che oggi si estende a tutti i testi.

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